Un abito è come un quadro, e la pennellata finale al quadro è la cravatta. Non bisogna sbagliarla! Era il motto di mio nonno. È il motto a cui l’azienda si ispira sempre: la cravatta deve valorizzare e completare il “quadro”. Dopotutto è l’unico accessorio del guardaroba maschile che permette all’uomo di distinguersi e definire il suo stile.
Artigiani della cravatta
Il marchio Marzullo è stato fondato da mio nonno all’inizio del secolo, ma a causa di un incendio nel 1950 l’azienda aveva chiuso. Nel 1992 io e mia sorella abbiamo ripreso in mano il marchio e siamo riusciti a portare quest’azienda tra le top brand del Made in Italy.
Siamo orgogliosi delle nostre radici e non le nascondiamo. È ciò che ci rende diversi
Anche se siamo riconosciuti come un marchio di eccellenza in tutto il mondo ed esportiamo all’estero, rimaniamo una realtà artigianale: produciamo le cravatte a mano, secondo la tradizione di un tempo. In Marzullo lavorano ventiquattro persone: per la manualità e particolarità del lavoro si mantengono professionalità e mestieri che altrimenti andrebbero persi. Può sembrare sorprendente scoprire che facciamo moda di alto livello in un piccolo borgo come Campagna, vicino Salerno. Ma per me è proprio l’attaccamento al nostro paese che rende le nostre cravatte ancora più esclusive. Esprimiamo il legame con il nostro territorio nelle linee e nei colori delle nostre collezioni. Rimanere legati alle proprie origini, al proprio modo di essere, è quella cosa in più che ci rende diversi dagli altri.
La moda italiana nel mondo
Ormai, nel mondo, vestirsi con eleganza è sinonimo di vestire italiano. Se gli stranieri vogliono avere un pezzo di Italia nel loro armadio, perché noi dovremmo svalutare sempre le nostre origini? Solo presentando le eccellenze italiane nelle vetrine internazionali più rinomate – Parigi, New York, Tokyo – si fa crescere il Made In Italy.
Far sentire la passione che mettiamo nel prodotto è la cosa più bella che possiamo fare
In 23 anni che faccio questo mestiere, uno dei complimenti più belli l’ho ricevuto durante una fiera all’estero. Un cliente visitò il nostro stand per tre giorni consecutivi: ogni volta guardava le cravatte, salutava e andava via. Al quarto giorno entrò e mi disse: “ora sono pronto a comprare”. Non ho potuto fare a meno di chiedergli perché era venuto per tre giorni senza comprare nulla. Lui avvicinò la cravatta all’orecchio e rispose: “Ogni volta che entravo nel vostro stand sentivo qualcosa di diverso dagli alti prodotti. Sentivo che nelle vostre cravatte c’era qualcosa in più: l’anima. Sembra quasi di sentire le voci delle persone che l’hanno prodotta”.
Come un fratello maggiore
Nel 2008 la crisi ha chiuso l’accesso al credito a tutto il settore tessile. Quando abbiamo iniziato a lavorare con la BCC, abbiamo trovato una banca capace di fare banca come una volta. La BCC ha analizzato il nostro progetto e ci ha valutato non solo come numeri, ma come persone con una visione imprenditoriale. E ha scelto di diventare nostro partner per l’apertura dei punti vendita. Vendere direttamente al consumatore è stata una svolta per l’azienda: significa curare non solo la produzione, ma anche presentare bene il prodotto e farlo percepire nella giusta maniera.
Quando il cliente torna per comprare un’altra cravatta, allora significa che abbiamo lavorato bene. La consapevolezza di aver creato un prodotto riconosciuto e richiesto mi rende felice
La forza della BCC, per la mia esperienza, è la flessibilità e la conoscenza della realtà locale e delle persone. Con il mercato che cambia sempre più velocemente, anche noi imprenditori abbiamo bisogno di risposte sempre più rapide, che i grandi istituti bancari non sono in grado di fornire. La BCC invece ci conosce, ed è in grado di dare una risposta immediata. Non mi ha regalato niente, ma mi ha permesso di accedere a finanziamenti quando ne avevo davvero bisogno. Ho due sorelle più grandi, ma ho sempre patito la mancanza di un fratello maggiore, qualcuno che mi protegga e mi dia sicurezza. In questa fase di difficoltà la BCC l’ho sentita come un fratello più grande al mio fianco. Sono un tipo abbastanza ambizioso. Mio nonno mi ha insegnato a non dire mai “ce l’ho fatta”, di combattere e lavorare sempre per crescere, per migliorare. E questo vale soprattutto oggi, anche se abbiamo trovato una nostra identità e una nostra strada. Dobbiamo cominciare a percorrerla.
Pubblicato il 26 Giugno 2022
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